Per
crescere, i bambini hanno bisogno di sperimentare continuamente quello che
possono e non possono fare, limiti e possibilità: l’aggressività è una naturale
e sana espressione di questo processo di sviluppo. Una
reazione arrabbiata e collerica è prima di tutto la
manifestazione di un’emozione di questo normale processo e il bambino deve
essere libero di esprimerla per poter imparare a controllarla. Quando si impara
qualcosa di nuovo, la si fa inevitabilmente male e la rabbia non fa eccezione: i
bambini si arrabbieranno “male” per un bel po’, prima di imparare a farlo
“bene”! Perché è necessario insegnare
ai bambini come manifestare la rabbia, non insegnare loro a non arrabbiarsi.
L’espressione della rabbia, inoltre, è il primo passo verso l’accettazione della frustrazione. I bambini non accettano volentieri un NO e, per farlo, devono necessariamente attraversare la collera. Difatti, non poter ottenere ciò che si desidera provoca un naturale sentimento d’ira causato dal non poter soddisfare ciò che si desidera – e questo non vale solo per i bambini!
L’espressione della rabbia, inoltre, è il primo passo verso l’accettazione della frustrazione. I bambini non accettano volentieri un NO e, per farlo, devono necessariamente attraversare la collera. Difatti, non poter ottenere ciò che si desidera provoca un naturale sentimento d’ira causato dal non poter soddisfare ciò che si desidera – e questo non vale solo per i bambini!
Un
bambino arrabbiato, quindi, non è cattivo: è un bambino che sta
crescendo, che sta sperimentando se stesso e quello che sente dentro di sé e
che sta imparando a conoscere il mondo che lo circonda.
Vediamo insieme come si
manifesta l’aggressività nei bambini e come cambia nei primi anni di vita:
- fino ai 18 mesi circa il
bambino non sa ancora esprimersi bene attraverso il linguaggio e, anche per
questo, le sue reazioni sono molto fisiche: spesso a quest’età i bambini
mordono, spingono o strattonano per manifestare la loro frustrazione. Anche se
non si devono assecondare questi comportamenti, dobbiamo sempre tenere presente
che non c’è l’intenzionalità di fare male. Il morso, ad esempio, rappresenta la
modalità più adatta per manifestare diverse emozioni e per “provare” l’altro;
- intorno ai 2 anni
l’aggressività comincia a essere intenzionale, è ancora molto fisica ed è
rivolta soprattutto verso mamma e papà, da cui i bambini hanno bisogno di
separarsi per affermare la propria individualità e conquistare il loro posto
nel mondo;
- a 3 anni la rabbia inizia ad
essere rivolta anche verso i coetanei e diviene uno strumento – quasi l’unico a
loro immediata disposizione! – per trovare uno spazio all’interno di un gruppo
di pari.
Vediamo insieme quali
comportamenti adottare davanti alla rabbia e all’aggressività dei bambini per
non esserne sopraffatti noi e perché i piccoli non crescano con l’idea che
arrabbiarsi sia sbagliato.
-
Diamo poche spiegazioni.
Più il bambino è piccolo, meno dobbiamo dilungarci in spiegazioni articolate;
diciamogli chiaramente che quella determinata cosa non si fa, allontaniamolo e
diamogli il tempo di calmarsi. Dobbiamo sempre ricordarci che il nostro bimbo
imparerà a non essere aggressivo, ma per capirlo dovrà
arrabbiarsi molte volte!
Le
spiegazioni devono essere sempre brevi e chiare: un bambino arrabbiato fatica a concentrarsi su quello
che gli diciamo. Ecco perché è opportuno usare poche parole molto precise. Una
volta che si sarà calmato, possiamo chiedergli “Hai capito perché mi sono arrabbiato?”. Le risposte a questa domanda ci sorprenderanno, perché
spesso i bambini non lo sanno davvero o hanno idee molto lontane dalla realtà.
E noi avremo l’occasione di spiegare il perché in un clima più disteso e
favorevole alla comprensione.
1.
Disapproviamo il comportamento, non il bambino. Ricordiamoci di dire al
bambino: “Hai fatto una cosa antipatica, brutta…”. E mai: “Sei un bambino
cattivo”. E’ fondamentale evitare di dare giudizi assolutizzanti che
imprigionano i bambini in etichette impossibili da modificare. E’ molto più
facile pensare di cambiare un singolo comportamento che una persona nella sua
interezza. Inoltre per i bambini è vitale sapere che i sentimenti che provano
sono sempre accettati, indipendentemente dalla loro manifestazione. Anche in questa
occasione teniamo presente che è più facile controllare l’esternazione di un
sentimento che il sentimento stesso. Un’emozione si prova anche contro la
propria volontà. Viceversa la sua espressione esterna può avere diverse
modulazioni molto più gestibili.
2. Conteniamo il bambino. Quando
i bambini sono piccoli, spesso esprimono la rabbia in modo fisico, anche con
accessi di aggressività. In questi casi soprattutto, i piccoli non sanno
ritrovare la calma in maniera autonoma; è necessario allora dare loro un
abbraccio contenitivo. E’ un modo fisico, non verbale, molto efficace di dire
loro: “Eccomi, sono qui. Ti calmo io, perché io ho la forza per farlo”.
3.
Proponiamo alternative per sfogare la rabbia. Se, come abbiamo visto, la
rabbia è normale, non dobbiamo chiedere a un bambino di non arrabbiarsi. Il
nostro compito è di insegnargli un modo alternativo per sfogarsi,
permettendogli così di conoscere e controllare questa emozione e, prima di
tutto, dobbiamo permettergli di tirare
letteralmente fuori quello che sente dentro di sé. Possiamo scegliere un cuscino, uno solo, che può
diventare il cuscino della rabbia da bistrattare quando si è arrabbiatissimi;
possiamo tenere un quaderno della rabbia in cui disegnare ogni volta tutta la
rabbia che sentiamo, strappare il foglio e fare in mille pezzettini il furioso
disegno; oppure possiamo prendere dei vasetti con etichette colorate, uno per
ogni emozione, e prendere quello della rabbia per urlarla al suo interno e
richiudere il coperchio per non farla uscire. In questo modo aiutiamo il
bambino a riconoscere le emozioni: un vasetto per la felicità, uno per la
tristezza è un buon modo per rendere concreto qualcosa che non si può vedere e
per iniziare a nominarle e a riconoscerle.
4. Diamo noi voce alla sua rabbia. Diciamogli che capiamo che è
infastidito, arrabbiato o furioso – cerchiamo di essere precisi, la rabbia non
è sempre uguale! -, ma che questa cosa non si può comunque fare. Lo abitueremo
così a verbalizzare le emozioni e a conoscerle e lo accompagneremo verso
l’accettazione della frustrazione.
5.
Manteniamo la nostra posizione. Di fronte al grido “E’ un’ingiustizia!!!!”, rispondiamo
con più tranquillità possibile che è vero, questa cosa forse è ingiusta per
lui, ma resta così. I bambini hanno un forte senso della giustizia, ma nei
primi anni di vita è giusto ciò che vogliono loro e ingiusto ciò che impongono
gli altri. E ci vuole un bel po’ di tempo perché questa concezione di giustizia
si modifichi.
6. Non
sommiamo la nostra rabbia a quella del nostro bambino. Proviamo a sedare la rabbia
senza ricorrere anche noi ad essa! Preferiamo la calma: questa è forse la parte
più difficile, ma è il modo migliore per offrire un modello di comportamento
alternativo. E i bambini, si sa, imparano da quello che vedono prima ancora che
da quello che diciamo loro.
Lasciamo, quindi, che i bambini si
arrabbino: insegneremo loro ad accettare i limiti, a conoscere il mondo e a
sviluppare la loro identità. Il compito difficile è, ancora una volta, dei
genitori: riuscire a sopportare urla e pianti e resistere a occhioni tristi che
guardano imploranti è difficile. Ma è per il loro bene e non possiamo tirarci
indietro!
http://www.consulenzafamiliare.com/conosciamo-la-rabbia/
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