giovedì 26 novembre 2015

IL FUTURO APPARTIENE A COLORO CHE CREDONO NELLA BELLEZZA DEI PROPRI SOGNI.

Eleanor Roosevelt


giovedì 19 novembre 2015

IN GRUPPO È MEGLIO


Le complicanze mediche dell’obesità grave devono essere affrontate in contesti sanitari specializzati. Ma a poco serve controllare diabete e sindrome dismetabolica se la terapia non comprende anche una ristrutturazione cognitivo comportamentale finalizzata alla modifica dello stile di vita.
Il mantenimento del peso perso a lungo termine, che è il vero obiettivo della terapia, è molto difficile, anche con approcci terapeutici molto invasivi. Gli studi controllati di Cristopher Fairnburn in Gran Bretagna e di Riccardo Dalle Grave in Italia dimostrano che i risultati migliori si ottengono con l’approccio cognitivo comportamentale, secondo un protocollo finalizzato alla modifica dello stile di vita.
Tutt’oggi sappiamo che questo protocollo è il massimo che possiamo fare per i nostri pazienti, anzi insieme ai nostri pazienti. Gli esiti sono positivi nel 60% dei casi con follow up 5 anni, solo se c’è stata modifica dello stile di vita, indipendentemente dal metodo usato per calare di peso, compresa la chirurgia bariatrica.

Una prospettiva fioriera di speranze per il trattamento dell’obesità è l’applicazione del modello cognitivo comportamentale in contesti terapeutici di gruppo, piuttosto che individuali.
In attesa di studi controllati, l’esperienza clinica induce a pensare che i vantaggi della terapia di gruppo superano di gran lunga difficoltà ed ostacoli. Vediamo.

VANTAGGI
Basso costo: consente l’accesso alla terapia anche a persone con basso reddito; spesso il drop out delle terapie individuali è causato dagli alti costi delle sedute.
Effetto di amplificazione: il gruppo potenzia i messaggi positivi e consente il confronto con esperienze ed emozioni vicine ed aumenta la possibilità di soluzioni comportamentali alternative.
Socialità: consente la condivisione di momenti difficili con persone che hanno gli stessi problemi, ma anche la partecipazione ai successi degli altri. Spesso l’obesità grave porta ad isolamento sociale e riduce lo spazio vitale della persona; uscire dalla chiusura produce effetti positivi a catena, anche se è possibile a volte un innalzamento del livello di ansia.
Supporto per la gestione delle emozioni; il gruppo diventa una piccola palestra nella quale sperimentarsi. Anche se la finalità del gruppo è essenzialmente comportamentale, cioè legata alla modifica dello stile di vita, un programma di questo genere comporta che il paziente affronti le emozioni che rendono difficile la “guarigione”.

SVANTAGGI
Difficoltà di tipo operativo: il gruppo ha rigidità di orario, è meno flessibile rispetto alle esigenze particolari dei singoli, si avvia quando si raggiunge un numero minimo di iscritti, quindi può capitare di dover aspettare del tempo prima di poter essere inseriti in un gruppo. Considerato che alcune persone, quando decidono di attivarsi sentono una specie di “urgenza”, può essere una difficoltà.
Alcune persone possono essere trattenute dal timore di non avere spazio sufficiente all’espressione in gruppo; per questo motivo, il modello che io adotto prevede anche la programmazione di colloqui individuali che consentano alle persone di avere lo spazio di ascolto di cui abbiano bisogno, secondo le necessità specifiche.

CONCLUSIONE
In considerazione del fatto che la terapia dell’obesità grave deve comunque prevedere il trattamento di tutti gli aspetti medici, nutrizionali, motori, psicologici ed emotivi, è opportuno proporre ai pazienti motivati un percorso di gruppo finalizzato alla modifica dello stile di vita. Nella mia esperienza, tale percorso deve avere le seguenti caratteristiche:
  • contesto emotivo accogliente;
  • finalità psico - educazionale;
  • contenitore degli ostacoli da superare;
  • valorizzazione e condivisione dei successi;
  • contratto terapeutico che riduca al minimo le possibilità di drop out.
Aggiungo anche che esperienze molto positive si hanno con piccoli gruppi familiari, coppie che affrontano insieme il percorso, con vantaggi notevoli per l’intero nucleo, anche per i membri (ad es. bambini ed adolescenti) che non frequentano personalmente gli incontri. Ovviamente questo è possibile quando l’obiettivo è prevalentemente comportamentale ed il contesto emotivo lo consente, cioè quando le relazioni familiari sono sufficientemente buone da poter prevedere la collaborazione tra le persone. 

(Lia Cama gennaio 2012)
FONTE:http://www.psicologiaobesitabulimia.it/in-gruppo-%C3%A8-meglio/

lunedì 2 novembre 2015

LA TERAPIA DI GRUPPO


Se in un primo momento la psicoterapia di gruppo è nata con l’intento di andare incontro alle esigenze economiche dei pazienti, in un tempo successivo si è osservato come il gruppo presenti delle peculiari caratteristiche che favoriscono lo sviluppo di relazioni, la nascita di legami identificativi, la creazione di una cultura comune e potenti meccanismi trasformativi. Più volte è stato sottolineato come il gruppo non è la semplice somma degli individui che lo compongono. Il gruppo è, infatti, contemporaneamente e paradossalmente, sia un intero o un contenitore, sia un fatto o un’esperienza. Ne consegue che i gruppi possiedono capacità curative che vanno ben oltre il superamento del senso di alienazione, dell’isolamento sociale e della possibilità di condividere il proprio disagio con altre persone.

Modelli di terapia di gruppo
In prima istanza è importante operare una prima distinzione tra gli interventi gruppali di tipo supportivo e gli interventi gruppali di tipo espressivo.
Rientrano nella prima categoria approcci volti all’accrescimento dell’autostima, delle abilità di problem solving, della gestione dello stress. Nella maggior parte dei casi in questi interventi, aventi in comune obiettivi informativi-educativi, i fruitori condividono una situazione problematica. I membri del gruppo, sono sollecitati dal leader, in un clima di accettazione, a esprimere liberamente le difficoltà, le paure, e le conseguenze connesse alla tematica. Esempi di gruppi supportivi sono: gruppi di arte-terapia, gruppi di gestione dello stress, gruppi di gestione dell’ansia e/o degli attacchi di panico, gruppi per il controllo della rabbia, gruppi per malati terminali, training di assertività, trainig di problem-solving, ecc. In tutti questi casi gli obiettivi che attraverso la psicoterapia di gruppo si vogliono raggiungere sono il sollievo dai sintomi e l’acquisizione di competenze. In sostanza, il successo di questo tipo di gruppi viene spesso valutato con la scomparsa o il miglioramento di una sintomatologia consistente, grazie all’apprendimento di nuove strategie fino a quel momento sconosciute. In genere i pazienti più adatti a partecipare a questo tipo di gruppo sono quelli che hanno difficoltà ad esprimere verbalmente le proprie emozioni e sentimenti, che interiorizzano i sentimenti in modo autodistruttivo e che hanno uno scarso senso dell’identità.
I gruppi con carattere espressivo-interpretativo sono uno valido strumento volto al cambiamento e alla crescita personale. Essi dunque operano principalmente nell’area intrapsichica che, a cascata, porta delle trasformazioni anche a livello interpersonale, sintomatico e di acquisizione di nuove competenze. Tra questa tipologia di gruppi, ricordiamo l’analisi gruppo, il modello Tavistock, la gruppoanalisi e i gruppi umanistici-esistenziali. Grazie ai feedback del terapeuta e degli altri partecipanti, ogni membro comincia a prendere maggiore consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche ed, eventualmente, a cambiare ciò che merita di essere cambiato. Di fatto il personale e genuino modo di essere molto presto si presenterà nel gruppo, tanto che ogni individuo ripropone nel gruppo le stesse dinamiche interpersonali che caratterizzano la sua vita relazionale. Nel corso del gruppo il paziente apprende a considerare sia i commenti positivi che le critiche negative come feedback costruttivi al fine di assumere un comportamento più cooperativo.



Principali funzioni dei gruppi
A prescindere dall’orientamento di base del gruppo terapeutico, alcune funzioni sono presenti in ciascuna terapia di gruppo. Secondo Yalom, i fattori terapeutici generali validi per tutti gli approcci gruppali sono:
- universalità: il paziente trae beneficio dal rendersi conto che tutti i suoi sintomi possano essere condivisi;
- acquisizione di nuove informazioni: la pluralità che caratterizza il gruppo è fonte, inevitabilmente, di notizie e chiarimenti sui problemi condivisi;
- instillazione di speranza: il farsi coraggio vicendevolmente mobilità l’ottimismo tra i partecipanti e la sensazione di potercela fare;
- cambiamento del copione familiare: il gruppo consente la messa in scena, attraverso un delicato gioco di transfert e controtransfert, di vecchi drammi familiari, che con la presenza esperta del terapeuta possono essere rivisitati e cambiati al fine di raggiungere migliori livelli di benessere;
- altruismo: i partecipanti al gruppo sperimentano l’importante vissuto di essere non solo bisognosi ma anche competenti e in grado di soddisfare richieste altrui, attraverso le loro indicazioni o suggerimenti;
- sviluppo di tecniche di socializzazione: il gruppo svolge una fondamentale funzione di specchio. I partecipanti attraverso feedback e risposte aiutano e sono aiutati nell’acquisizione di una più accurata autopercezione. La nuova consapevolezza è alla base per un successivo cambiamento di interazione sociale;
- comportamento imitativo: ogni paziente ha la possibilità di osservare e prendere a modello gli aspetti positivi del comportamento degli altri partecipanti e del terapeuta;
- apprendimento interpersonale: ogni partecipante, per migliorare la propria patologia, deve attraversare diversi stadi. In primo luogo è indispensabile rendersi conto delle proprie modalità di interazione sociale e delle conseguenze che esse hanno sugli altri e su se stesso, quindi, deve modificare tali modalità, attraverso la sperimentazione, nel gruppo, di nuovi comportamenti e infine deve verificare se essi risultano effettivamente più adeguati e rispettosi per tutti;
- coesione di gruppo: i partecipanti sperimentano la sensazione che qualcosa di importante sta per avvenire all’interno di un contesto protetto e accogliente. La coesione di gruppo altro non è che la percezione dell’esistenza di un setting o un contenitore le cui “pareti” sono formate dai vari membri e dalla loro voglia di far parte del gruppo;
- catarsi: il contesto gruppale sviluppa la potenzialità liberatoria attraverso l’immedesimazione nell’altro e nelle sue problematiche;
- fattori esistenziali: non costituiscono di per se un fattore di cambiamento ma una consapevolezza necessaria affinché gli eventi avversi della vita possano essere vissuti con meno drammaticità. Essi comprendono la responsabilità, la solitudine, il senso dell’esistenza, la morte.

Qui di seguito viene presentato un modello di terapia di gruppo così come è applicato dall’ASPIC.
Le sedute di gruppo consistono in incontri periodici, di circa 15 persone, il cui scopo principale è l’espressione di sentimenti e vissuti in un ambiente protetto ed il raggiungimento della consapevolezza delle proprie dinamiche interne ed interpersonali. Si tratta di un gruppo di evoluzione e sviluppo personale dove ciascuno dei partecipanti ha la possibilità di effettuare un lavoro individuale in cui è assistito da un agevolatore e può utilizzare una o più componenti del gruppo in qualità di personaggi e/o figure della sua esistenza e/o della sua immaginazione. 
Alla base del buon funzionamento del gruppo vi sono delle regole, che consentono ad ognuno di rispettare la libertà degli altri:
La riservatezza e confidenzialità: non si deve parlare al di fuori di quanto accade nel gruppo. La discrezione darà la libertà necessaria per esprimersi liberamente;
L’astinenza da relazioni sessuali tra i componenti del gruppo: relazioni speciali esterne inibiscono a vicenda i partecipanti coinvolti;
Il non fumare: consente di utilizzare creativamente le motivazioni e le tensioni che portano all’atto sterile e dannoso del fumare;
Il tempo a disposizione fisso: fa si che ognuno utilizzi il gruppo lasciando spazio agli altri;
Esprimersi invece di dialogare: durante tutte le fasi dell’incontro di gruppo non è consentito dialogare con la persona che in quel momento ha la parola, anche quando si viene direttamente interpellati da essa.
Il basta davvero: è una formula convenzionale che, pronunziata da chi sta compiendo un’esplorazione in profondità, gli permette di interrompere il suo lavoro, richiamando il gruppo a sospendere e fermare del tutto ed immediatamente l’interazione in corso;
L’esclusione di osservatori occasionali: permette al gruppo, libero di interferenze esterne, di raggiungere progressivamente coesione, solidarietà, complicità ed intimità.


Ma la regola aurea di ogni gruppo di sviluppo, come nella vita, è che “Ciascuno riceve nella misura in cui dà”. Le assenze dal gruppo sono quindi sempre una rinuncia ad un’opportunità di lavoro per sé, ma anche un’irresponsabile sottrazione di energie e di confronti emotivi per gli altri partecipanti.
La seduta di gruppo ha una sua struttura e attraversa delle fasi che corrispondono alle fasi di precontatto (inizio), contatto (durante) e postcontatto (fine). Nella fase iniziale i membri del gruppo sono invitati a partecipare brevemente a turno del loro vissuto iniziale: sentimenti, aspettative e a prenotarsi eventualmente per un’esplorazione. Inizia quindi la fase del vero e proprio lavoro in gruppo. Chi si è prenotato per prima inizia a parlare. Durante questa esperienza individuale egli utilizza il gruppo per sé con l’aiuto dell’agevolatore. Infatti, uno o più membri del gruppo possono essere chiamati a partecipare al lavoro in qualità di personaggi e/o figure dell’esistenza e/o dell’immaginazione di chi sta lavorando. Essi, astenendosi dall’intervento, favoriscono l’esplorazione del partecipante. Al termine del lavoro l’agevolatore chiede a chi ha effettuato l’esplorazione se vuole ricevere un feedback da qualcuno. I membri del gruppo, chiamati a dare un feedback, esprimono le percezioni, i vissuti, gli immaginari, i sentimenti generati in loro dall’esperienza di esplorazione individuale a cui hanno assistito o partecipato. In questo modo la persona che ha lavorato rielabora la sua esplorazione, arricchendola e amplificandola attraverso l’altro. La nuova consapevolezza evidenzia come il soggetto produce ciò che lamenta e come mutare creativamente le future interazioni.


Per ulteriori approfondimenti
Yalom, Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo, Boringhieri, 1997
Anzieu, Il gruppo e l’inconscio, Borla, 1986
Bion, Experiences in Groups, Basics Books, 1961
Carli, Paniccia e Lancia, Il gruppo in psicologia clinica, La Nuova Italia Scientifica, 1988
Correale, Neri, Contorni, Fattori terapeutici nei gruppi e nelle istituzioni, Borla, 1995
Neri, Esperienza di sé nel gruppo, Borla, 2000
Giusti, Cardini, Gruppi pluralistici, Sovera 1994


FONTE:http://www.benessere.com/psicologia/arg00/terapia_gruppo.htm