I "Gruppi di Parola"si sono diffusi in
Italia di recente, grazie al gruppo di professionisti del Centro di Ateneo
Studi e Ricerche sulla Famiglia dell'Università Cattolica di Milano, diretto
dalla prof.ssa Eugenia Scabini. Nascono quindi dalla ricerca negli altri Paesi
di "buone prassi" di ascolto e supporto dei minori che stanno vivendo
la separazione dei propri genitori.
Dopo varie
ricerche, in Canada è stato individuato il modello a cui ispirarsi: si tratta
dei "Groupe confidences"organizzati
da Lorraine Filion presso il Tribunale di Montreal, per dare spazio alla parola
dei figli di genitori separati che ricorrevano al giudice. Per evitare il
rischio della banalizzazione dell'evento separativo, la mediatrice canadese
ideò questo intervento dalla forte valenza preventiva, dove erano affrontati i
rischi, le ferite, la fatica presenti nella vita pratica e nell'esperienza
emotiva dei figli di separati.
I Gruppi di Parola
si possono definire un "luogo" e un "tempo" offerto ai
figli di genitori separati, affinché questi abbiano la possibilità di accedere
ad una loro narrazione dei fatti dolorosi legati al divorzio.
Si tratta di un'esperienza in cui il minore può costruire liberamente una
rappresentazione verbale dell'esperienza del conflitto vissuto quotidianamente,
può dar voce ai suoi desideri e reperire con l'aiuto del gruppo di pari e con
la guida protettiva del conduttore, strategie possibili per gestire le
relazioni all'interno del suo sistema familiare in cambiamento.
Accanto alla mediazione,
rivolta in particolare alla coppia genitoriale, i Gruppi di Parola sono una
risorsa specifica per accompagnare i figli in questo momento di transizione:
entrambe queste risorse rappresentano dei fattori protettivi affinché un evento
critico come la separazione, non diventi un dramma.
Parlo di questa
iniziativa con grande passione, dopo aver avviato a Padova negli ultimi due
anni sette gruppi di bambini. Ma vediamone in dettaglio in cosa consistono
Secondo il modello
"milanese" il Gruppo di Parola permette infatti lo scambio e il
sostegno tra bambini dai sei ai dodici anni (suddivisibili in gruppi dai sei ai
nove anni e dai nove agli undici anni) accomunati dall'esperienza della
separazione dei propri genitori.
Il percorso è
strutturato in quattro incontri di due ore ciascuno con cadenza settimanale (si
mantiene lo stesso giorno della settimana con lo stesso orario) e all'ultima
ora dell'ultimo incontro vengono invitati (con invio di lettera personale)
entrambi i genitori per "raccontare" attraverso la lettura del
"Letterone" di gruppo quanto è emerso negli incontri precedenti (i
contenuti vengono scritti sotto forma anonima attraverso semplici frasi o
domande rivolte ai genitori). Il numero dei partecipanti non dev'essere troppo
elevato, affinché il dialogo non risulti né troppo personale, né troppo
dispersivo (si va dai quattro agli otto partecipanti).
Ogni appuntamento
di gruppo è scandito da momenti rituali e prevede un momento preliminare in cui
si accolgono i bambini, in attesa che arrivino tutti i partecipanti; Le varie
fasi del gruppo prevedono un esordio, la proposta dell'attività principale, una
breve pausa con la merenda (proposta e offerta come sorpresa dal conduttore del
gruppo) a cui seguono altre attività, collegate al tema proposto nella prima
parte e infine un congedo.
L'avvio,
l'interruzione, il congedo seguono dei rituali ben precisi per offrire
sicurezza agli elementi del gruppo, che pur non conoscendosi entrano in
confidenza già dai primi istanti di presentazione: l'aver vissuto esperienze
simili crea una connessione tra loro difficilmente spiegabile a parole, ma che
li rende compagni e solidali tra loro, al di là delle simpatie/antipatie
individuali.
Le tematiche
proposte sono numerose e possono variare (molto spesso è così) in base a quanto
emerge nel primo incontro di conoscenza: il senso di responsabilità verso la
separazione dei genitori, il conflitto, la relazione con il genitore non
coabitante, i nuovi compagni dei genitori, i nuovi fratelli, la nuova posizione
del figlio nella geografia famigliare, cosa significa che i genitori non sono
più coppia ma genitori per sempre...tutte frasi che loro sentono, ma di cui
molto spesso non capiscono il reale significato.
Questi temi
vengono trattati in modo flessibile, in base ai bisogni che emergono da quel
determinato gruppo: per questo motivo viene raccomandato, durante la formazione
per conduttori, di avere più strumenti accuratamente preparati in modo da poter
gestire la scelta dello strumento in base alla valutazione del momento (lavorare
con i bambini porta con sé sempre una dose di imprevedibilità). Si utilizzano
il disegno, il collage, i cartelloni, i burattini, i libri illustrati, i giochi
di ruolo ma come già detto la parola è la risorsa principale: parola che si
fa condivisa (nel confronto di gruppo), che si fa riservata (nella scatola dei segreti) e parola
che può rimanere ancora silenzio.
La preoccupazione
del conduttore è quella non solo di permettere l'enunciazione del fatto e del
sentimento che lo accompagna, ma di aiutare il gruppo ad individuare strategie
di fronteggiamento nel quotidiano, delimitando cosa compete ai figli e cosa
agli adulti coinvolti.
A questo
proposito, al termine dei quattro incontri rivolti ai bambini, viene proposta a
ciascuna coppia genitoriale la possibilità di incontrare il conduttore/le
conduttrici del gruppo, per un confronto su come il proprio figlio ha vissuto
gli incontri, se è cambiato qualcosa nel rapporto con i genitori (solitamente i
genitori raccontano che il primo effetto del gruppo si manifesta nella gran
quantità di domande che il bambino comincia a fare già dopo il primo incontro)
e solitamente emergono anche le loro difficoltà di adulti nel gestire il legame
genitoriale.
Dall'esperienza si
è visto poi che più di qualche coppia, sollecitati dal percorso fatto dal loro
bimbo, ha richiesto degli incontri di mediazione per essere sostenuti nel
compito genitoriale, che ben sappiamo di difficile gestione dopo aver
interrotto il legame coniugale.
Quest'ultimo
incontro con il conduttore è ovviamente liberamente proposto e compreso nel
contributo richiesto per l'iscrizione al Gruppo di Parola: si è visto che i
genitori accolgono con piacere l'invito all'incontro individuale finale, come
naturale conseguenza dell'autorizzazione richiesta per l'iscrizione del figlio.
Si sono presentati in questi anni solo rari casi in cui i due genitori hanno
richiesto un incontro individuale, separatamente dall'ex coniuge.
"Iscrivere il
proprio figlio ad un Gruppo di Parola è per lui un'opportunità per vivere
meglio le trasformazioni che attraversano la famiglia": questa è la frase di Marie Simon. Con questo
proclama iniziale, si invitano i genitori, pur divisi e talvolta in aperto
conflitto, a prendere un'iniziativa congiunta (ma non per nulla scontata anche
nell'affidamento condiviso) firmando la scheda di iscrizione.
I bambini che
stanno vivendo questa trasformazione della propria famiglia, spesso raccontano
che la testa è ingombra di preoccupazioni per quello che succede a casa e non
hanno spazio per ascoltare e per fare le "cose" della loro età:
sentono parlare di avvocati e di tribunale e non capiscono cosa cambierà nella
loro vita.
E se i genitori
pensano che i figli "siano rimasti fuori dal conflitto" o che non
sappiano, è vero invece che questi recepiscono le vicende dei
"grandi" e sostituiscono le informazioni reali, che il più delle
volte non vengono fornite, con delle fantasie che molto spesso comprendono la
responsabilità del bambino stesso: il senso di colpa è purtroppo frequente e
doloroso.
Troppo spesso il
disorientamento che travolge i bambini in questa lunga fase di trasformazione
delle relazioni familiari, si accompagna ad una grande solitudine: non sanno
bene come esprimere la rabbia, la tristezza, i dubbi, le difficoltà che
incontrano per la separazione di mamma e papà e non sanno con chi parlarne.
Partecipare ad un
Gruppo di Parola permette ai bambini di esprimere ciò che vivono: emozioni,
dubbi, timori, fantasie, preoccupazioni che occupano la loro mente impedendo di
vivere il loro tempo di bambini. La condivisione tra bambini permette di far
uscire il singolo bambino dall'isolamento, affrontando tematiche di
fondamentale importanza in un ambiente accogliente che permetta di
"nominare" l'evento della separazione, che in questo modo viene
decifrato e ridimensionato.
Le finalità
dell'intervento mirano a fornire ai bambini e ai loro genitori competenze utili
per facilitare la comunicazione e la risoluzione dei problemi connessi alla
separazione, offrire un ambiente sicuro in cui poter parlare dei loro pensieri,
sentimenti, dubbi e raccontare le loro esperienze e imparare ad affrontare le
situazioni difficili a seguito della nuova riorganizzazione familiare.
Dare parola ai
figli, rappresenta un passo verso la soggettivazione del bambino con il
conseguente miglioramento della sua autostima: da oggetto passivo nelle mani
dei genitori, può sperimentare nel gruppo una posizione più attiva e mettere in
movimento risorse proprie e della sua famiglia, per convivere al meglio con la
propria realtà complessa.
In conclusione, la
partecipazione ad un Gruppo di Parola non modifica magicamente il contesto
quotidiano dei bambini, né suggerisce una prassi di comportamento.
Semplicemente e
"potentemente" offre un'occasione al bambino per riconoscere le
proprie emozioni, i propri sentimenti, i dubbi, le speranze, le risorse
presenti dentro di lui e nell'ambiente in cui vive e per nominare le difficoltà
di tutti i giorni, attrezzando così i partecipanti affinché ciascuno, forte
dell'esperienza di gruppo vissuta, scopra soluzioni praticabili nel suo
contesto familiare, riavviando o consolidando la comunicazione all'interno
della propria famiglia.
Concludo
riportando le parole di E. Scabini sull'importanza che riveste l'ascolto del
minore per tutto il sistema famiglia che è alla ricerca di un nuovo equilibrio:
"Proprio a partire dalla
domanda del figlio, la coppia oggi fragile e mossa prevalentemente dal diritto
individuale di appagamento e in difficoltà a rispondere adeguatamente alle
proprie responsabilità generative, può trovare forza e motivi di una rinnovata
alleanza genitoriale. Partire dalla domanda del figlio, dal suo interrogare la
coppia e la storia familiare che la precede è il vero antidoto alla
parentificazione, soluzione quasi inevitabile se ci si affanna a
"normalizzare" le ferite preoccupandosi solo del rapporto tra il
singolo genitore e il singolo figlio, saltando per così dire il legame di
coppia."
http://www.genitoripersempre.it/Convegni-e-Incontri/il-bisogno-di-essere-ascoltati-la-nuova-risorsa-dei-gruppi-di-parola.html